Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 1/12. Barbara De Ponti

ph. Ilaria Maiorino

 

Barbara De Ponti

Clay Time Code. Gephyrocapsa Oceanica S1, 2016

argille azzurre

ø 40 cm

ph. Giulio Boem

 

Barbara De Ponti

Clay Time Code. Globorotalia Puncticulata S4, 2016

argille azzurre

ø 40 cm

ph. Giulio Boem

 

Barbara De Ponti

Clay Time Code. Pleistocene Plankton, 2022

polvere di argille azzurre su carta

104 x 75 cm

ph. Giulio Boem

 

Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 1/12. Barbara De Ponti

ph. Ilaria Maiorino

 

Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 1/12. Barbara De Ponti

ph. Ilaria Maiorino

Equorea – 1/12. Barbara De Ponti

07.01.2023 – 03.02.2023

Dal 7 gennaio al 3 febbraio 2023 BUILDINGBOX presenta una selezione di opere dell’artista Barbara De Ponti (Milano, 1975), appartenenti al progetto Clay Time Code.

Il tempo dell’acqua è un tempo lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge. Possiamo solo provare a immaginarlo, ad esempio attraverso le immagini che la natura ha conservato attraverso milioni di anni. La geologia ci permette di allargare la nostra scala temporale di riferimento slegandola dal rapporto con il tempo della vita umana, considerando ad esempio i circa 4.500 milioni di anni con cui si stima l’età della Terra. Il progetto di Barbara De Ponti Clay Time Code (2016- ad oggi), dedicato allo studio dell’archivio geologico, nasce per stimolare una riflessione su quello che possiamo dire sul tempo e su quanto microscopici organismi antichissimi ed estinti possano dire su di noi.
Le Argille Azzurre, identificate e denominate già da Leonardo da Vinci lungo i calanchi faentini, sono presenti oggi come il risultato complesso dell’interazione tra tempo e ambiente. Databili all’inizio del Pliocene Inferiore, queste rocce argillose segnano il ripristino del collegamento tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo quando l’estesa depressione padana rioccupata dal mare si trasformò in un ampio golfo dai fondali prevalentemente fangosi che per quasi 4 milioni di anni ricoprì gran parte del bacino padano. Con questo stesso materiale, De Ponti ha realizzato in scala macroscopica i nanofossili che le costituiscono, usando le immagini da microscopio a scansione fornite dal paleontologo Luca Santucci: un’alga, la Gephyrocapsa Oceanica, e un foraminifero, la Globorotalia Puncticulata, sono così caratteristici del luogo di formazione geologica da divenire codici di riferimento temporale, anche iconograficamente.
Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, De Ponti espone una serie di opere rappresentanti la Gephyrocapsa Oceanica e la Globorotalia Puncticulata: due sculture del 2016 e alcune carte (esemplari unici) realizzate nel 2022 con polvere di Argille Azzurre e prodotte in collaborazione con l’Atelier A14.

 

L’esposizione rappresenta il primo appuntamento di Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi, che coinvolge dodici artisti contemporanei italiani invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si alterneranno nel corso dell’anno 2023, scanditi dal calendario lunare.
Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), dove l’autore, presentando il personaggio di Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare come della vita e della meraviglia di vivere senza preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. L’immagine di Montale è rappresentativa della consuetudine umana di associare l’acqua all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di Storia delle Religioni (1949) la descrive come la totalità delle “virtualità”, la matrice di tutte le possibilità di vita, fondamento del mondo intero. L’acqua è all’origine di ogni manifestazione cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, per regressione o cataclisma. L’acqua fu al principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché germinativa, racchiudendo nella propria unità indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell’iconografia, l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà al divenire universale una struttura ciclica.

 

Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982),  Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).

 

Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento.

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