Jan Fabre

Con una carriera che dura da quarant’anni, Jan Fabre (1958, Anversa) è considerato una delle figure più innovative nel panorama artistico internazionale. Come artista visivo e autore teatrale, crea un’atmosfera intensamente personale con le sue regole, leggi, personaggi, simboli e motivi. Curioso per natura e influenzato dai manoscritti dell’entomologo Jean-Henri Fabre (1823-1915), Jan Fabre è rimasto affascinato in giovane età dal mondo degli insetti e altre piccole creature. Alla fine degli anni ’70, mentre studiava all’Istituto Municipale di Arti Decorative e all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, iniziò a esplorare modi per incorporare il corpo umano nella sua ricerca. Il linguaggio visivo di Jan Fabre esiste all’interno di un mondo idiosincratico, popolato da corpi che definiscono l’esistenza naturale attraverso un atto di equilibrio permanente sulla linea sottile tra la vita e la morte. La metamorfosi e la costante interazione tra animale-umano e uomo-animale sono concetti chiave nell’eredità mentale di Fabre. Il suo universo spirituale e fisico si spiega all’interno dei suoi testi letterari e delle sue note notturne, o dei cosiddetti ‘diari notturni’.

Come artista della consilienza, unisce performance art e teatro; Jan Fabre ha cambiato l’idioma teatrale portando in scena tempo reale e azione reale. Dopo la sua storica produzione di otto ore This Is Theatre Like It Was to Be Expected and Foreseen (1982) e The Power of Theatrical Madness di quattro ore (1984), ha continuato a esplorare un territorio inesplorato con Mount Olympus. To Glorify the Cult of Tragedy (2015), una performance di ventiquattro ore. Con questo spettacolo monumentale ed epico, ha riscritto la storia del teatro in varie città internazionali.
Jan Fabre gode di riconoscimenti in tutto il mondo grazie a lavori come The Man Who Measures the Clouds (1998), che può essere visto in vari siti (SMAK, Gand, deSingel, Anversa, Aeroporto di Bruxelles, 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa), il castello di ‘Tivoli’ a Mechelen (1990) e opere pubbliche permanenti in luoghi di rilievo, tra cui Heaven of Delight (2002) al Palazzo Reale di Bruxelles, The Gaze Within (The Hour Blue) (2011-2013) nella scala reale al Royal Museum of Fine Arts del Belgio, l’installazione di The Man Who Bears the Cross (2015) nella Cattedrale di Nostra Signora ad Anversa e, nella stessa città, le tre pale d’altare dopo Rubens, Jordaens e Van Dyck nella chiesa di St. Augustine / AMUZ. Come Heaven of Delight, anche queste pale d’altare sono realizzate con le corazze di scarabeo gioiello. Jan Fabre dipinge con la luce sostituendo la tradizionale pittura a olio con uno dei materiali più resistenti in natura. Le due famose serie di pannelli a mosaico in cui affronta la controversa storia del Belgio, Tribute to Hieronymus Bosch in Congo (2011-2013) e Tribute to Belgian Congo (2010-2013), sono state esposte per la prima volta per intero al Pinchuk Art Centre di Kiev (2013). Successivamente sono stati esposte al Palais des Beaux-Arts di Lille (2013) e a ‘s-Hertogenbosch in onore del 500° anniversario di Hieronymus Bosch (2016).

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